Ana Miranda, europarlamentare iberica (Verts/Ale) ha presentato, in Commissione Europea, una interrogazione, con tanto di richiesta di risposta scritta, con oggetto i negozi di scommesse e il loro impatto sui giovani e su altre persone vulnerabili ed esposte a rischio. Nell’interrogazione, insomma, c’è un sollecito vero e proprio allo stesura di un codice di condotta per proteggere e tutelare giovani e persone a rischio dalle insidie del gioco. La parlamentare spagnola si è detta sicura sul fatto che la Commissione Europea sia a conoscenza delle modalità con cui i negozi di scommesse sono aumentati: “La Commissione intende intervenire ed informare per sensibilizzare il pubblico in materia di scommesse e lanciare un codice di condotta paneuropeo o una direttiva per la protezione dei minori e le persone vulnerabili?” – ha chiesto all’interno dell’interrogazione, chiedendosi inoltre se la stessa Commissione abbia o meno valutato l’impatto della sua stessa raccomandazione, risalente al luglio del 2014, sulla prevenzione dei minori dal gioco d’azzardo online.
A dar man forte alle tesi di Miranda sopraggiungono dati quantomai significativi circa un aumento quasi drastico del numero di betting shop aperti e sviluppatisi nel corso del 2018. Amplificati dalla pubblicità, i centri-scommessa si sono quasi standardizzati e normalizzati. Le associazioni che si occupano di supporto ed affrontano il gioco compulsivo, anche e soprattutto in casi di dipendenza, sostengono con fermezza l’aumento di casi patologici e che inoltre il 30% dei giovani di età compresa tra i 14 e i 17 anni ha ammesso di aver almeno una volta scommesso, anche online, e non insolitamente su portali illegali.
Il Commissario dell’Unione Europea Elzbieta Beinkowska, a questo proposito, ha voluto rispondere all’interrogazione di Miranda, sostenendo come la Commissione riconosca le conseguenze sociali e sanitarie spesse volte gravi del mondo di gioco e incoraggi ugualmente gli Stati membri dell’UE ad alzare il livello di protezione dei consumatori. Beinkowska ha fatto appello anche alla convenzione delle Nazioni Unite, secondo cui i diritti dei minori devono essere garantiti. E proteggere un minore significa anche tutelare la sua salute psico-fisica anche per rischi connessi all’uso di tecnologie e alla comunicazione, come appunto il gioco. Ad oggi una normativa UE unica sul gioco non esiste e la regolamentazione delle singole attività è affidata con piena libertà agli Stati membri, purché il gioco sia in linea con le norme sul mercato interno, fissate dalla Corte di Giustizia europea. Tutte le norme, compresi i regolamenti, variano da stato in stato, così come i numeri circa la proliferazione e l’aumento del gioco. Per la Commissione, ordunque, non occorre ancora una direttiva paneuropea sui servizi da gioco in questo preciso momento storico.